Cominciare l’avventura di un nuovo blog non è facile, soprattutto per uno come me, nato a metà del XX secolo e educato sulle idee di gente nata nel XIX. Figli del dopoguerra, babyboomer per antonomasia, abbiamo attraversato nell’arco della nostra vita la più grande rivoluzione tecnologica della storia dell’umanità. Abbiamo visto la diffusione dei telefoni, l’entrata dei televisori in ogni casa; abbiamo sofferto per il disperato addio a Laika, sullo Sputnik, e siamo scesi in diretta sulla Luna; dalla Olivetti 22 siamo passati ai PC, ai telefoni cellulari, allo spostamento di miliardi di dati in un nano secondo. Quando nasceva la Rete, noi c’eravamo. Quando nascevano i Social, noi avevamo già visto tutto, o quasi.

Questo cambiamento epocale ho avuto la ventura di viverlo girando il mondo e vivendo all’ estero per quasi trent’anni. Confrontandomi con usi, costumi, culture diametralmente opposti a quelli europei; godendo del privilegio, faticoso e non sempre facile, di capire la diversità.

Così le mie passioni di tutta una vita ( la politica, l’economia, la poesia e la letteratura, il calcio, il cinema e il teatro) le ho vissute e rilette attraverso la cartina al tornasole di mondi e luoghi diversi.

E ho cominciato a rimetterle su carta, per farle diventare libri e, ora, in questo blog. Per condividere con chi vuole e ne avrà piacere queste esperienze e le riflessioni che ne nascono. Per esercitare sempre e comunque il diritto di critica e di dissenso. Un po’ per celia, un po’ per non morir.