I tre punti sono importanti, sempre e per definizione. Quindi insistere su questo tema mi sembra un po’ stucchevole e anche inutile, perché si sposta l’attenzione dal quadro generale (il percorso che bisogna affrontare dalla prima all’ultima giornata di Campionato) al risultato contingente. Ma ‘tre punti importanti’ è diventato il leitmotiv di tecnico, giocatori, società e commentatori ‘di parte’ ad ogni partita vinta stentatamente dalla Roma.
E’ il caso della partita di ieri con l’Udinese, vinta con un goal (regolare) di Astori, un difensore.
Tuttavia, se Garcia pensa di vincere lo scudetto o di lottare con la Juventus fino alla fine, non può certo continuare così.
La Roma del primo tempo e fino all’uscita di Totti e all’ingresso di Florenzi ha evidenziato a tutto tondo i limiti tattici, di tenuta fisica e di ritmo della Roma di quest’anno. Alcuni giocatori non ci sono o ci sono a corrente alternata: un preoccupante Maicon; Pjanic costantemente sotto tono, dall’inizio del campionato; il capitano in evidente difficoltà. Se poi capita una giornata con Ljajic svagato e Iturbe ancora di là da venire, il quadro (negativo) è fatto.
Ma non è solo questione di singoli giocatori: la Roma fatica ad entrare nell’area avversaria e spesso nessuno è in area e la palla gironzola attorno. Tre punti sono sempre importanti, ma non si può sperare sempre nella buona sorte. Se si vuole vincere, come ora usa dire Garcia, almeno un titolo.