Una traduzione, a volte libera, da Orazio, su cui ho lavorato qualche tempo fa. Non condivido il carpe diem, ma ne riconosco l’immensa grandezza, poetica e di vita.
Non tentare di capire (ché nefasto
è sapere) qual è il fine che il fato
a me e a te, mia dolce Leuconoe, ha assegnato
e nelle stelle i segni non cercare.
Qualunque cosa accada, quanto meglio
in silenzio la vita sopportare:
siano ancor molti o sia questo l’estremo
inverno che ora ci viene concesso,
lo stesso che nella fredda risacca
sugli scogli fiacca il mare Tirreno.
Sii savia, fai decantare il vino
e ti sia cauta in cuore la speranza
perché troppo breve è il nostro cammino.
Mentre parlo, corre, amara, l’età.
Non confidare il quello che verrà.
Carpe diem.
Finalmente riesco a sbirciare il blog. Che delizia! E, fra le tante cose, trovo Carpe Diem, intraducibile. E, prima di cedere alla iscrizione a Twitter, commento qui che hai vinto la scommessa su Mattarella. Complimenti, auguri, grazie! Carpe blog!