Una traduzione, a volte libera, da Orazio, su cui ho lavorato qualche tempo fa. Non condivido il carpe diem, ma ne riconosco l’immensa grandezza, poetica e di vita.

 

Non tentare di capire (ché nefasto

è sapere) qual è il fine che il fato

a me e a te, mia dolce Leuconoe,  ha assegnato

e nelle stelle i segni non cercare.

Qualunque cosa accada, quanto meglio

in silenzio la vita sopportare:

siano ancor molti o sia questo l’estremo

inverno che ora ci viene concesso,

lo stesso che nella fredda risacca

sugli scogli fiacca il mare Tirreno.

Sii savia, fai decantare il vino

e ti sia cauta in cuore la speranza

perché troppo breve è il nostro cammino.

Mentre parlo, corre, amara, l’età.

Non confidare il quello che verrà.

Carpe diem.