La differenza che esiste tra il titolo italiano e quello inglese è la stessa che intercorre tra la percezione del pubblico americano (critica+spettatori) e quello italiano. Entusiasta il primo, più problematico il secondo, pur riconoscendo che ci troviamo davanti a film non solo ben fatto, non solo basato su una storia solida e articolata, ma anche recitato da tutti gli attori in modo magistrale.

La storia è la versione psicopatica dell’Eugenio Onegin di Puskin, dove la verità sull’amore cambia all’interno della coppia, reale (Gone girl) o potenziale (Onegin), a seconda dei punti di vista. Nella struttura narrativa del film c’è di tutto: Hicthcock, ovviamente; Kurusawa di Rashomon; Losey, di Servo e padrone; il noir in tutte le sfumature. Ed è l’ambiente noir, che Fincher rende con un crepuscolo perenne che incombe sulla scena, è quello che domina un quadro di riferimento sempre pulito , netto, ben tenuto (le case ordinate e ben arredate; il bar sobrio e solido; il motel o il condo marginale ma ben organizzato).

La coppia va in crisi perché la provincia americana è senza speranza e la provincia è stata il rifugio della coppia, quando la crisi ha fatto svanire sogni di gloria e sicurezze economiche. I film sono in realtà due : nella prima ora, con al centro Ben Afflek, c’è la cronaca americana d’una sparizione. Polizia e anchorman colpevolisti, un comitato di ricerca per Amy (la ragazza scomparsa, una splendida e superba Rosamund Pike), la provincia e il quartiere che non aspetta altro che buttarsi contro un poco difendibile fedifrago marito. L’ora e mezza che segue ( e al centro ora c’è Amy= Rosamund Pike) è la costruzione della gabbia d’oro e della tomba dell’amore: il matrimonio.Attraverso un processo doloroso, pulp, psicopatico; per mezzo di menzogne chiare e dichiarate, di mezze verità, di bugie manifeste. La costruzione di una camicia di forza, dove i protagonisti si infilano, coscienti del loro ineludibile destino.

E’ questo l’amaro insegnamento che se ne tira fuori: il matrimonio uccide l’amore, ma rende complici, fino al punto estremo di riuscire a non lasciarsi, anche quando il disprezzo, la disistima e il sospetto sono gli unici elementi costitutivi del rapporto.

Da vedere.