La storia dell’Umanità è storia di migrazioni. Una per tutte: quando i cinquecentomila Unni si misero in movimento, tra il IV e il V secolo della nostra era, avviarono un effetto domino su scala continentale e le invasioni cosiddette barbariche, nel giro di poco meno di un secolo, misero fine all’impero romano d’Occidente.

Migrano popoli interi o parti di essi: quanti italiani si sono riversati nelle Americhe dalla  fine dell’800? Milioni. E non siamo stati sempre gente per bene, lavoratori onesti ed operosi, basti pensare alla storia della criminalità organizzata e mafiosa che abbiamo portato dall’altra parte dell’Atlantico.

Migrano le avanguardie colonialiste e visionarie: insieme o poco dopo  Colombo, Vespucci, Vasco de Gama, Magellano sono arrivati eserciti e cannoni; affaristi e schiavisti; lavoratori e delinquenti. Senza quest’ultimi non esisterebbe l’Australia. Dietro o nelle navi portoghesi sono arrivati, in Cina e in Giappone, i Gesuiti, portatori di una cultura, il cristianesimo, che con quei Paesi non aveva nulla da spartire. E loro ancora di meno.

I colonialismi di tutte le tinte hanno cambiato il volto della Terra: l’Impero Britannico, quello francese, lo spagnolo hanno ridisegnato il mondo. La caratteristica fondamentale, fino alla metà del secolo scorso, era che le masse in movimento – siano essi stati i Veneti che emigravano in America Latina o le truppe coloniali belghe- erano bianche: l’occidente si riversava nelle periferie del terzo o quarto mondo (in Asia ,il Giappone definiva il suo spazio vitale a spese di Cina e Corea, fondamentalmente). La Cina dei Qing aveva pezzi di territorio, anche all’interno della stessa capitale, Pechino, governati dalle potenze straniere (Italia inclusa).

Il cortocircuito avviene dopo la Seconda Guerra mondiale: prima l’India, poi il Vietnam, poi la stagione della decolonizzazione negli anni ’60 e ’70 del ‘900. I flussi cominciano a cambiare: non più dal centro alla periferia, ma dalla periferia verso il centro dell’Impero. Ma sono flussi controllati e in un certo qual modo periferici: nessuno ricorda più le migrazioni cinesi della fine degli anni ’60 dall’Indonesia, dove i militari musulmani avevano fatto strage di milioni e milioni di comunisti e cinesi; o la fuga dei boat-people, anch’essi cinesi, dal Vietnam, nei primi anni ’80, dopo la guerra con la Cina. Il mondo bipolare si teneva sui veti incrociati, politici e militari, di USA e URSS: le sfere di influenza trattenevano tutti e la parte del mondo bianca e di matrice greco-romano-cristiana se la cavava abbastanza. Certo gli USA assorbivano le migrazioni latino-americane e il Canada e l’Australia quelle cinesi e asiatiche. Ma, essendo economie in espansione e con vasti territori, potevano permetterselo: anzi, era loro utile.

Tutto cambia alla caduta del Muro di Berlino e al crollo dell’Unione Sovietica: è un tana libera tutti. Soprattutto gli USA pensano che il mondo può diventare unipolare e quell’uno sono loro. Bush padre decide di dare una lezione all’Iraq di Saddam Hussein (prezioso alleato fino a poco prima nella guerra contro l’Iran khomeinista); Clinton replica nel 1998; poi le Torri Gemelle e l’11 settembre offrono a Bush figlio l’opportunità di chiudere la partita: di lì non abbiamo smesso più di infilare sciocchezze dietro sciocchezze, purtroppo di gravità inaudita, come il bombardamento della Libia e il sostegno peloso alle cosiddette ‘primavere arabe’. Da un quarto di secolo viviamo in guerra: da quella dei Balcani, dopo lo sfaldamento pilotato dall’Occidente della Jugoslavia, alle guerre in Iraq, in Libano, in Libia, in Sudan, in Siria, in Ucraìna. Allo stato di perenne tensione tra Israele e Palestina, con la copertura occidentale agli estremisti israeliani e alle loro occupazioni dei Territori, che alimentano il peggiore estremismo palestinese.

Ecco allora che ci troviamo a dover gestire migliaia di disperati che fuggono, dalla guerra, dalla violenza, dalla miseria e le donne e i bambini anche dagli stupri e dalle violenze personali.

Non pretendo che tutto questo sia nel bagaglio culturale di Salvini: è chiedere troppo. Ma dovrebbe esserlo in quello dei giornalisti di tutte le reti tv che fanno a gara per intervistarlo nelle loro trasmissioni-fotocopia e mai una volta gli ricordano come stanno veramente le cose e non lo apostrofino mai con i due epiteti che lo caratterizzano: fascista e xenofobo, ambedue condannati dalla nostra Costituzione.

Però siamo di fronte ad un’emergenza umanitaria di dimensioni epocali: i Governi  europei, dagli ex comunisti dell’est europeo alle sane democrazie francese, inglese e tedesca non riescono ad avere una visione dell’UE che sia un po’ più decorosa di quella di uno strozzino. Se non ci si guadagna, la cosa non  interessa.

Di fronte alla cecità e all’ignobile egoismo, abbiamo il dovere di assumere una posizione chiara e netta di civiltà, anche se dobbiamo farlo da soli, come Italia: primo salvare le vite; secondo, indirizzare i flussi, perché essere la porta del Mediterraneo, come Grecia e Italia, non è una colpa, ma una oggettività storica; terzo, rimuovere i fattori negativi (guerre, bande criminali che controllano governi, sottosviluppo cronico, interessi imperiali e criptocolonialistici) che sono all’origine di questi incontrollati flussi migratori. Alcune cose possiamo e dobbiamo farle subito (assistere e salvare); altre dobbiamo – con calma e determinazione- imporle alle destre razziste e retrograde che governano o condizionano i governi in buona parte dei Paesi UE, o spiegarle alle sinistre silenti e complici (come i socialisti francesi o i socialdemocratici tedeschi), affinché facciano sentire la loro molto flebile voce; altre ancora, infine, coinvolgendo al massimo UE e ONU. Bisogna tessere alleanze e trovare punti di compromesso, ma la strada è una e una sola.

L’immigrazione ha i suoi risvolti positivi, non è solo disperazione e degrado. Badanti, camerieri, giardinieri, muratori, colf, braccianti agricoli (tralascio le prostitute, perché indegno: ma stiamo bene attenti a dove sono distribuite sul territorio nazionale, per capire chi sono i loro clienti) coprono vuoti nel mercato del lavoro dove l’offerta italiana è prossima allo zero. Non potremmo farne a meno, ormai. E qui bisogna favorire al massimo l’integrazione, per far sentire questi nostri concittadini parte della nostra comunità, dando loro la nazionalità e i diritti politici: in modo graduale, dopo un esame, dopo aver giurato sulla Costituzione, dopo cinque anni di scuola. Quello che vogliamo: ma bisogna disegnare un percorso di integrazione e farli uscire dallo squallido ‘nero’ in cui li teniamo, economicamente e civilmente.

Tuttavia…Tuttavia, non ci si può limitare, come fa Papa Francesco, a predicare fratellanza e carità. Non basta ed è facile, seppure di una bassezza che gli è tipica, per Salvini rispondere. I cittadini non sono per definizione dei santi. Pagano le tasse(quelli che le pagano, anche se la Lega è il portabandiera del popolo evasore) e vogliono sicurezza, garanzie, città libere dal degrado. Il limite di tolleranza, nelle grandi e piccole città, è arrivato in zona pericolo. Il livello di vessazione cui sei sottoposto quotidianamente è inaccettabile: questuanti ai semafori, lavatori ossessivi di parabrezza, decine di rom attorno alle macchinette per i biglietti della metro, che arrivano fino a strapparti i soldi di mano, venditori ambulanti di ogni ordine grado (peraltro di merci contraffatte o pericolose), zone di città off limits, bande organizzate, bivacchi nelle stazioni ferroviarie e non solo, campi di accoglienza e campi rom. Sono problemi seri, di grandi dimensioni, diffusi nel territorio.

Queste situazioni vanno rimosse, presto e bene, perché il livello di razzismo sta crescendo giorno dopo giorno. Bisogna rimuovere le cause, ma anche gli effetti. Le città debbono tornare a livelli di decenza, il territorio va controllato, i cittadini vanno garantiti e rassicurati. Subito. Per gestire in modo democratico e solidale processi dolorosi, in alcuni casi anche inevitabilmente repressivi. Per non lasciare che siano altri  a farlo. Per scaricare le armi di odio e razzismo della destra leghista e di Casapound e far tacere l’urlatore Grillo.