Non ho mai amato la satira alla Charlie, eccessiva  e pulp. Sono un laico convinto e ateo coerente, ma non bestemmio, per buona educazione. Se non sono d’accordo con qualcuno o qualcosa, critico, anche in modo radicale, ma non offendo. E  nella critica ho cercato sempre di separare le persone dalle idee: le prime sono sacre, le altre sono transitorie, come tutti sappiamo. Le verità eterne non esistono, ma non è giusto neanche il relativismo etico e ideale: le idee fondanti della civile convivenza e del bene comune dovrebbero essere patrimonio collettivo. Ma ho ben chiaro un articolato sistema di pesi e di valori: disegnare una vignetta è una cosa, sparare a sangue freddo su persone inermi è un’altra.

Tolleranza è una brutta parola e un ambiguo sentimento, perché chi tollera si pone già in posizione di superiorità (dici stupidaggini, ma io, che sono più intelligente di te, ti tollero) rispetto all’altro. Oggi, però,  la tolleranza è necessaria come il pane, perché la strada verso la follia collettiva è spaventosamente in discesa e la ragione da troppo tempo è sotto accusa. Molto più facile e molto più accessibile è l’approccio umorale e istintivo ai problemi: ragionare con il ‘cuore’, si dice, è più umano che ragionare con la ‘mente’. E in più non richiede coerenza.

Di fronte alla follia collettiva di chi ammazza perché non accetta una critica, da una parte, e chi lancia la battaglia sanfedista contro l’islam, accusato di tutti i mali, dall’altra, bisogna contrapporre la forza della ragione e separare, da una parte e dall’altra, il grano dal loglio.

Sapendo che ciascuno porta il suo carico di colpe: dalle Crociate all’imperialismo e al nazismo; dalle impalature al terrorismo; dalle guerre di religione all’occupazione coloniale della Palestina.

I governi occidentali e soprattutto quelli europei facciano sentire le loro voci contro i fascismi variamente mascherati, che oggi attaccano l’islam ma che sono pronti, se più forti, a rispolverare le congiure giudaico-massoniche; chiedano in ogni luogo deputato ai governi dei Paesi musulmani la condanna forte, chiara e attiva del terrorismo fondamentalista. Bisogna creare luoghi di confronto, tanti e permanenti, per capire quali possono essere le idee fondanti della convivenza civile e del bene comune.

Perché l’alternativa è la barbarie e il reciproco annientamento.