Dalla raccolta In cerca di altri autunni (Seneca Edizioni 2009)

 

Affacciato alla finestra sulla strada

vedo l’ultimo sole sulle antenne

e gente andare senza una ragione

di vetrina in vetrina, allegramente,

come se il giorno non dovesse

finire mai.

Giungono a tratti, sui raggi ramati

del tramonto, il brusio opaco e sordo

delle auto costrette nelle vie,

la metallica eco dei tramvai,

il vento che porta ancora le grida

dei bambini intenti agli infiniti

giochi serali.

Tutto si tiene nel giorno d’ottobre,

tutto tramonta e nasce,

di fuoco tutto si colora.

 

La facciata di fronte a mano a mano

si punteggia di luci,

mediocri intimità delle famiglie

che alle cene convergono silenti.

Su un balcone una donna fuma

e i pensieri come volute vanno

a perdersi lontano.

Qualcuno piange e grida.

Un amore tradito:

il rimpianto, consuetudine adusa

della vita, si fa dolore amaro.

 

È solo un palcoscenico la vita.

Rimane come sabbia tra le dita

la sensazione effimera di questa

giornata inutile e assolata,

perduta ormai per sempre nell’oblio,

ottobrata.

 

(1976)