Una storia può basarsi su un falso assunto e, comunque, svilupparsi sui binari di una riflessione etico – filosofica che valga qui ed ora, per noi, oggi e per il nostro futuro. Una storia può parlare di un futuro tanto lontano da essere inutile per qualsiasi riflessione, ma tuttavia può contenere spunti che valgano a farci riflettere su come siamo oggi. Una storia può essere un’accozzaglia di scene oniriche, pulp e ultra fantascientifiche, eppure avere qua e là elementi di continuità e lucidità.
Lucy di Luc Besson non rientra in nessuna di queste categorie, nel senso che è una storia basata su un falso assunto, parla di un futuro tanto lontano da essere inutile, è un’accozzaglia di scene pulp ultra fantascientifiche e basta.
In preda ad una droga che mafiosi coreani ( ma anche americani) le hanno impiantato nell’intestino (già qui c’è tutta l’originalità del film: perché a Taipei, con tutte le triadi criminali che ci sono, i mafiosi sono coreani?) e che accidentalmente le è entrata in circolo, Lucy ( il personaggio che porta il nome , emblematico, della prima proto-donna) vede la sua capacità di utilizzazione del proprio cervello crescere a livello esponenziale dal 10 al 100%. Ma, attenzione: un incremento di 10 punti percentuali, ad esempio da 10 a 20%, non è semplicemente il raddoppio delle capacità, ma è una crescita di 10 alla n.
Secondo Besson, alla fine del percorso, quando in via di sparizione per troppa autocapacità, Lucy (Scarlett Jhansson) svanirà lasciando l’eredità del suo percorso allo scienziato di turno (Morgan Freeman), un essere umano che sfrutta al 100% le capacità del suo cervello diventa Dio, tanto da poter dire ‘sono in ogni luogo’.
Come la protagonista di Nikita anche Lucy sparisce e non sappiamo più dove sia. Destino delle eroine di Besson, si vede.
Effetti speciali, massacri, giochi di prestigio, inseguimenti con automobili che si rovesciano e sfondano muri, scene di sangue e di violenza. Tutto qui.
Un’unica cosa emerge dal film: che le mafie, gialle o bianche o nere, sono disponibile alle peggiori efferatezze pur di controllare il mercato della morte.
Il film si vuole riassumere nella frase finale, che più o meno suona così: la vita ci è stata donata un milione di anni fa, cerchiamo di farne buon uso. Un po’ troppo poco.
Nel migliore dei casi la critica nostrana e internazionale, con molta benevolenza, è arrivata a 6-. Ciononostante il film ha incassato nelle sale 460 milioni di dollari, a fronte di un budget di 40. Niente male.
Destinato solo ai malati di fantascienza pulp.